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Chiesa di San Leonardo | Chiesa di Sant'Ignazio | Chiesa di Santa Maria | Chiesa di San Sebastiano | Chiesa di Sant'Angelo | Chiesa di Santa Marina | Chiesa di Sant'Antonio

 

San Leonardo

San Leonardo è la chiesa parrocchiale di Serramanna; a dire il vero si dovrebbe chiamare la basilica di San Leonardo, perché venne edificata su una chiesa sotterranea ("subterranea subestalia Ecclesia orbruta") dove venivano custodite le reliquie dei santi, così come si apprende dal libro Annales Sardiniae di Vidal Salvatore del 1639. L'accesso ai sotterranei venne sbarrato nel 1861, anno in cui venne sistemato l'attuale Altare Maggiore e la balaustrata che lo racchiude.
La chiesa è stata costruita in due epoche differenti; la navata longitudinale e il campanile furono costruiti tra il XV e XVI secolo, mentre la cupola e il transetto (cappelloni laterali) e l'abside tra il XVII e XVIII secolo.

Le immagini riproducenti i quattro evangelisti, ai quattro lati dell'abside, l'Ultima Cena, nella volta, l'Annunciazione e la Trasfigurazione sulle volte delle cappelle laterali sono opera del pittore serramannese Peppe Carcangiu, che le realizzò a cavallo degli anni 1953-54;
Negli stessi anni fu ricostruito anche il campanile, a pianta ottagonale, in quanto agli inizi del secolo scorso cominciò a presentare qualche cedimento, e nel 1918 per evitare qualche crollo venne dimezzato, e i Serramannesi vennero privati del grande orologio che per tanti anni ne aveva scandito gli orari lavorativi nei campi. Rimangono le finestre a ogiva cordonate.
Quando nel 1954 venne ricostruito, per motivi di staticità e di sicurezza gli ingegneri del Genio Civile dovettero rivedere il disegno originale dell'architetto Antonio Calabrès, e da allora fu privato del grande orologio e del quarto piano che gli conferiva un aspetto elegante e maestoso, vanto dei serramannesi, anche se tuttora coloro che percorrono la S.S. 196 da Villasor lo vedono svettare in mezzo alla strada da parecchi km di distanza. E' tutt'ora il campanile più alto della Sardegna. Particolare è anche la facciata della chiesa, costruita in conci, completamente liscia, con le sommità senza timpano ma chiusa da una cornice sagomata e merlata.

Il portale principale, cuspidato, è ispirato a quello di destra del Duomo di Cagliari di epoca pisana; due colonne tozze sormontate da capitelli ne formano i piedritti che sostengono l'architrave monolitico, sul quale si eleva il timpano triangolare che racchiude un trilobo che a sua volta incornicia una nicchia con la statua marmorea di San Leonardo.

All'interno, la navata centrale è coperta da due spioventi in legname sorretti da quattro a sesto acuto; ne risultano cinque campate fiancheggiate da cappelle delle quali a destra, le prime tre hanno l'arco a tutto sesto e le altre l'arco a sesto acuto che poggia su pilastri polistili. Nell'ultima si osserva la volta a crociera con una gemma al centro, e nell'altare una ancona in legno intagliato e policromato del secolo XVIII; colonne tortili ornate di tralci di vite e sormontate da capitelli corinzi, sostengono una ricca tabeazione sopra la quale si eleva una edicola con nicchia tra pilastrini a colonne tortili.

Delle cappelle a sinistra, la prima ha l'arco a tutto sesto che poggia su due colonnine ornate da capitelli cubici e ha la volta a botte, nello sfondo stava il fonte battesimale in noce con intarsio raffigurante il battesimo di Gesù che ora si trova nella prima cappella a destra. Nella base in marmo intarsiato si legge: "Anno procurationis ant. Nioi 1732". La seconda cappella, stile rinascimentale, ha un arco a tutto sesto, tra due colonne scannellate che poggiano su leoni . I piedritti dell'arco sono formati da due lesene ornate da fiori e figure multiformi in tutto rilievo. La volta è a crociera formata da due spigoli sagomati che si intersecano con cinque gemme anulari e poggiano su quattro colonne collocate negli angoli della cappella nei cui capitelli sono scolpiti i simboli dei quattro evangelisti.

Sull'altare si osserva una ancona in legno intagliato e dorato del secolo XVII, che faceva parte dell'antico altare maggiore. E' formato da tre ordini: nel primo vi è il tabernacolo quadrilatero con quattro colonnine tortili; nel secondo e terzo ordine vi è una nicchia al centro, fiancheggiata da altre quattro più piccole divise tra loro da due colonnine tortili. Nelle due ali di questa ancona, si osservano due scudi con corona: è l'emblema di San Leonardo.

Sull'incrocio della navata con il transetto si eleva la cupola su tamburo poligonale. Nello sfondo delle due ali del transetto vi sono due altari riccamente lavorati in marmi policromi del secolo XVIII, che tengono al centro due tele, raffiguranti la SS. Trinità e la crocifissione .

L'altare maggiore e la balaustra che chiude il presbiterio sono in marmo donati nel 1861, dal canonico Antonio Manunta da Osilo.

 

Descrizione interni:

All'interno, la navata centrale è coperta da due spioventi in legname sorretti da quattro a sesto acuto; ne risultano cinque campate fiancheggiate da cappelle delle quali a destra, le prime tre hanno l'arco a tutto sesto e le altre l'arco a sesto acuto che poggia su pilastri polistili. Nell'ultima si osserva la volta a crociera con una gemma al centro, e nell'altare una ancona in legno intagliato e policromato del secolo XVIII; colonne tortili ornate di tralci di vite e sormontate da capitelli corinzi, sostengono una ricca tabeazione sopra la quale si eleva una edicola con nicchia tra pilastrini a colonne tortili.

 

1) Transetto sinistro 2) Crocifissione 3) SS. Trinità 4) Transetto destro
 

Delle cappelle a sinistra, la prima ha l'arco a tutto sesto che poggia su due colonnine ornate da capitelli cubici e ha la volta a botte, nello sfondo stava il fonte battesimale(foto 6) in noce con intarsio raffigurante il battesimo di Gesù che ora si trova nella prima cappella a destra. Nella base in marmo intarsiato si legge: "Anno procurationis ant. Nioi 1732". La seconda cappella, stile rinascimentale, ha un arco a tutto sesto, tra due colonne scanellate che poggiano su leoni . I piedritti dell'arco son formati da due lesene ornate da fiori e figure multiformi in tutto rilievo (foto 8). La volta è a crociera formata da due spigoli sagomati che si intersecano con cinque gemme anulari e poggiano su quattro colonne collocate negli angoli della cappella nei cui capitelli sono scolpiti i simboli dei quattro evangelisti.

 

5) Altare Maggiore 6) Fonte Battesimale 7) Cappella del Santissimo 8) Colonna
 

Sull'altare si osserva una ancona in legno intagliato e dorato del secolo XVII (foto 7), che faceva parte dell'antico altare maggiore (foto 5). E' formato da tre ordini: nel primo vi è il tabernacolo quadrilatero con quattro colonnine tortili; nel secondo e terzo ordine vi è una nicchia al centro, fiancheggiata da altre quattro più piccole divise tra loro da due colonnine tortili. Nelle due ali di questa ancona, si osservano due scudi con corona: è l'emblema di San Leonardo.

 

9) I quattro evangelisti.
 

Sull'incrocio della navata con il transetto si eleva la cupola su tamburo poligonale. Nello sfondo delle due ali del transetto (foto 1 e 4)vi sono due altari riccamente lavorati in marmi policromi del secolo XVIII, che tengono al centro due tele, raffiguranti la SS. Trinità (foto 3) e la crocifissione (foto 2).
L'altare maggiore (foto 5) e la balaustra donati dal canonico Ant. Manunta da Osilo.

La Chiesa è stata dichiarata di interesse culturale storico e artistico ai sensi dell'art. 10 comma 1 del D.Lgs 42/2004 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio), ed’è quindi tutelata secondo le disposizioni di detto Codice.

Il decreto di tutela è il n. 24 del 21.05.2008, e quindi è sottoposto alla tutela della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Sardegna.

A detta di molti la sua demolizione avvenne a causa del suo indebolimento causato dai bombardamenti alleati nel corso della seconda guerra mondiale… addirittura!

 

 

La verità invece è che nel 1918 si dovette procedere alla sua parziale demolizione in quanto essendo stato colpito più volte dai fulmini presentava evidenti crepe (si era cercato di mettervi rimedio con grossi “punti” metallici) che oltre ad essere antiestetici non ne garantivano la sicurezza.

 

 

 

Nel corso della seconda guerra mondiale sul moncone del campanile fu sistemata una pedana di legno in cui stava di vedetta una sentinella armata.

Solo negli anni 50 si poté procedere ad una parziale ricostruzione, ed alla apposizione di un crocifisso.

 

 

Ricostruzione che ne ha in buona misura modificato l’aspetto originario, sia per quanto riguarda l’altezza, sia per la ricostruzione arbitraria delle finestre dei due ordini superiori. Sono state infatti ridotte a quattro le finestre ogivali cordonate della originaria cella campanaria che un tempo si presentavano in successione, una per facciata come quelle circolari che invece sono attualmente inserite al di sopra delle finestre. Anche la copertura è stata rifatta in forme diverse dalle originarie e il cupolino settecentesco, famoso per la sua forma un po’ bizzarra, è stato sostituito da una copertura a falde coronata da un terminale merlato.

 

 

 


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Sant'Ignazio

La parrocchia di Sant'Ignazio è sorta il 3 ottobre 1971.

La prima sede provvisoria fu ricavata da una stanza,  demolita in parte e debitamente ampliata dato che prima era adibita a caseificio, nella casa in cui abitava il parroco fondatore, don Bruno Pittau.

Contrariamente alla prassi curiale che assegna ad ogni nuova parrocchia il titolo del Santo Patrono (nel nostro caso avrebbe dovuto chiamarsi «Nuova chiesa di Santa Maria» - vedi risoluzione del capitolato dei canonici di Cagliari del 4 luglio 1971), furono gli stessi parrocchiani tramite votazione a scegliere Sant'Ignazio, dedicando al grande Santo sardo la prima parrocchia in assoluto.

Nella pasqua del 1976, si passò ad un prefabbricato di 12x25 m. All'architetto serramannese Lucio Ortu va il merito della sistemazione del vecchio capannone nella forma attuale, non definitiva; da completare con il porticato ed il campanile.

Nell'altare spicca un grande Crocifisso (a dimensione naturale), opera dell'architetto Ferdinando Stufflesser d'Ortisei in Val Gardena (come pure sue sono il simulacro della Madonna Nera e di Sant'Ignazio), la sede e l'ambone (in rovere americano) opere, invece, realizzate dall'artigiano serramannese Cicci Mereu su idea del parroco.

Il prefabbricato, sorto nel 1976

Lavori di trasformazione del "capannone" nell'edificio attuale

plastico del progetto

Altro particolare caratteristico dell'interno della chiesa sono i vetri figurativi colorati ognuno con un preciso significato, presenti lungo tutto il perimetro interno, in alto , che ripercorrono il Vecchio e il Nuovo Testamento; partendo dalla sinistra del Crocifisso, quindi a destra di chi trova di fronte all'altare (Vecchio Testamento): esiste un Dio in tre Persone (1): Padre (2), Figlio (3) e Spirito Santo (4). Crea l'uomo (5), che sotto la tentazione (6) cade schiavo del peccato (7), nella Madonna (giglio) ottiene la promessa di salvezza (8), osservando i comandamenti (9) diventa alleato di Dio (10). (Nuovo Testamento): nasce Gesù (11), muore in croce (12), risorge (13), fonda la Chiesa (14), cui affida il Vangelo (15), (continuano poi sull'altro lato, dal fondo della chiesa verso l'altare) sotto la guida del Papa (16) e dei Vescovi (17), manda apostoli in tutto il mondo (18) per renderlo cristiano (19). La Chiesa amministrando battesimo (20), cresima (21), eucarestia (22), penitenza (23), unzione degli infermi (24), ordine (25), matrimonio (26) ci rende figli di Dio (27). Sotto la guida dello Spirito Santo (28) dobbiamo produrre opere di carità (29) e di apostolato (30).

Abbiamo poi i quindici vetri della cappella feriale, che contengono i misteri del santo rosario: gaudiosi (sotto), dolorosi (al centro) e gloriosi (sopra). Nell'abside: moltiplicazione dei pani e dei pesci e, il suo corrispondente di fronte: bisogna avere fede; Pellicano e, il suo corrispondente di fronte Gesù morendo dona a noi tutto se stesso; Pane e vino e, il suo corrispondente di fronte rinnovano la presenza di Gesù nell'Eucarestia. I tre dell'angolo, dall'alto in basso: 1) davanti a Gesù Eucaristico si richiede fede e preghiera; 2) accenno ai discepoli di Emmaus; 3) l'Eucarestia adorata da tutte le razze del mondo.

Vista frontale della chiesa di Sant'Ignazio

Ci sono poi i tre vetri della Fonte Battesimale: 1) Gesù battezzato da Giovanni nel Giordano; 2) Gesù promette alla samaritana di dare un'acqua viva; 3) amministrazione di un battesimo ai giorni nostri. Infine i quattro vetri posti nell'atrio. Due rappresentano avvenimenti storici: il primo prefabbricato della sede provvisoria (fatto nel 1976) e la venuta delle spoglie della Beata Antonia Mesina (ha sostato nei giorni 6, 7, 8 ottobre 1988).

Il tema e la sequenza dei vetri elaborata dal parroco don Bruno Pittau, è stata realizzata dall'artigiano di Guasila Adriano Casti.

Un cenno, per la sua originalità, merita il rosone che fa bella mostra di se sulla facciata della chiesa (foto 3). In mezzo contiene la figura di Sant'Ignazio; tutto attorno vi sono sei spicchi periferici che attraverso i simboli, riassumono la vita del Santo: era devoto all'Eucaristia, della Madonna, ha fatto la questua per oltre quaranta anni, ha pregato, ha fatto penitenza e si è conservato puro e innocente.

Vista laterale

Monumento dedicato a Sant'Ignazio

Nella cappella feriale, è custodito il Santissimo Sacramento; il tabernacolo, in bronzo argentato, poggia su un pellicano in ceramica opera dell'artista Claudio Pulli di Selargius. Al di sopra del tabernacolo, su una mensola fissata nel muro, c'è una statuina in bronzo di Cristo Risorto.

Cappella Feriale Tabernacolo, in bronzo argentato, poggiato su un pellicano in ceramica opera dell'artista Claudio Pulli di Selargius. Al di sopra del tabernacolo, su una mensola fissata nel muro, c'è una statuina in bronzo di Cristo Risorto

Interno della chiesa (anno 2000)

Si deve sempre al Pulli la realizzazione dell'opera nella fonte battesimale; un puzzle composto da 97 tasselli. La roccia, autentica, già esistente della vecchia fonte è stata incastonata, formando una struttura unica e inserendovi le due scene (quella inferiore ricorda l'episodio degli ebrei nel deserto del Sin, quando Dio ordina a Mosè di percuotere la roccia da cui farà scaturire l'acqua, e quella superiore in cui è rappresentata l'ascensione) che occupano tutta la parete.

Sempre nella cappella feriale è sistemato un quadro di Padre Pio, opera della pittrice serramannese Ruggerina Orrù (figliola spirituale del beato con cui era in relazione epistolare), le statue del Sacro Cuore, della Madonna Nera (o di Montserrat copia quasi fedele dell'originale venerata nell'Abbazia di Monserrat nei pressi di Barcellona in Spagna), di San Giuseppe, di Sant'Antonio, di Santa Rita, Santa Lucia e di Sant'Ignazio (realizzata su consulenza dei Padri Cappuccini di Cagliari.

Nella parete dell'aula centrale fa bella mostra il retablo (olio su legno), opera dell'artista di Serramanna Flaviano Ortu, "Sant'Ignazio e la droga", mentre nell'ingresso, o bussola, si possono ammirare due quadri (olio su tela 2x1,50 m.) del pittore serramannese Luciano Lixi, sulla vita del Santo Patrono riletta in chiave moderna, con tema "importanza della fede" (quello di destra per chi entra) e "resurrezione di un bimbo".

Testi di don Bruno Pittau fondatore della chiesa di Sant'Ignazio

opera dell'artista Ferdinand Stufflesser d'Ortisei       opera di Ruggerina Orrù (destinato in un primo tempo alla casa della sofferenza di S. Giovanni Rotondo, offerto dai parenti dopo la morte dell'artista alla Parrocchia)

 


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Santa Maria (Chiesa campestre)

La chiesetta campestre di Santa Maria è antichissima, probabilmente anteriore all'anno 1000, dato che la ritroviamo citata già nel 1089 in una donazione fatta dal Giudice Costantino ai monaci benedettini di dell'Ordine di San Vittore.

Nel XIV secolo, quando i sardi subirono la dominazione aragonese, e l'imposizione dei nomi dei santi (come ad esempio a Cagliari è stato sostituito Saturno, martire cagliaritano, con San Saturnino, santo provenzale), i serramannesi chiamarono, quella che era Santa Maria di Leni (dal nome fiume che scorre a Serramanna), Santa Maria di Monserrato, assimilando la nuova denominazione e sardizzandola.

Durante gli scavi per la costruzione della nuova sacrestia, nel 1843, vennero alla luce resti nuragici e tombe puniche assieme a vari oggetti (vasi, stoviglie, monete).

Dopo la II° guerra mondiale, la chiesetta fu restaurata (1953-54).

E' rimasta pressoché abbandonata fino al 1999, quando è stata dichiarata santuario da Mons. Ottorino Alberti, divenendo così meta di pellegrinaggio per l'Anno Giubilare 2000.

L'ultimo restauro del giugno 1999 fu voluto da don Giampiero Cara (quando era parroco della chiesa di San Leonardo).

La zona che sta tutt'attorno, ha visto pian piano gli eucalipti soppiantare i pioppi che quando ancora il fiume Leni scorreva di fronte ne erano la vegetazione principale.

Chiesetta campestre di Santa Maria
(dopo la ristrutturazione - anno 2000)

Chiesetta campestre di Santa Maria
(dopo la ristrutturazione - anno 2000)

Chiesetta campestre di Santa Maria
(anno 2010)

Chiesetta campestre di Santa Maria
(anno 2010)


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San Sebastiano (Chiesa sconsacrata)

La chiesa di San Sebastiano eretta per un voto dopo una pestilenza, dal 1631 ospitò i frati domenicani fino al 1854,  anno in cui per effetto del regio decreto che imponeva la riduzione di tutti gli ordini religiosi minori e la conseguente confisca dei loro beni.

I domenicani si assentarono dal 1652 al 1656 in seguito ad una malattia contagiosa.

Il caseggiato attiguo, che fu il convento vero e proprio divenne in seguito sede del municipio, mentre la chiesetta che rimase sotto la giurisdizione della parrocchia di San Leonardo passò alla Confraternita del Rosario (frati bianchi).

Da lì, la mattina di Pasqua, i confratelli partivano in processione portando la Madonna vestita a festa, mentre da Sant'Angelo le veniva incontro la processione dei Confratelli delle Anime (frati rossi) che portavano Gesù Risorto. L'incontro avveniva in Piazza Martiri.

Processione degli anni '60 e le statue usate

Dopo la seconda guerra mondiale la chiesetta è caduta nel più completo abbandono.

Recentemente è stata restaurata.

La chiesa di San Sebastiano (anno 2000)


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Sant'Angelo (con annesso Museo)

La chiesetta di Sant'Angelo, dedicata all'Angelo Custode, si trova nel lato sud del paese, giusto alla biforcazione che porta alle due strade principali del paese, Via Roma e Via  Serra.

La facciata della chiesa (è caratterizzata da un portale gotico con lunetta ad arco a sesto acuto e termina con una cornice merlata) guarda la Via Roma, mentre il fianco è rivolto verso Piazza Venezia.

All'interno si conserva la statua dell'Angelo Custode in legno intagliato e policromato, del XVII secolo; il raffinato disegno della veste dorata, ad arabeschi e motivi geometrici, rivela una forte influenza della cultura figurativa spagnola. 

Esposizione (di fianco alla chiesetta) : raccolta museale "Memorie e tradizioni religiose di Serramanna"

Informazioni
Si trova in Piazza Sant'Angelo - Tel.  070 9130248 - 334 3131893

Orari:
 invernale 16.00 - 18.00 (martedì e giovedì), 10.00 - 12.00 e 16.30 - 18.30 (sabato); estivo 17.30 - 20.30 (martedì e giovedì), 10.00 - 12.00 e 17.30 - 20.30 (sabato); chiuso lunedì, mercoledì, venerdì e domenica (si apre solo su prenotazione) Biglietto: € 1,50 (intero), € 1,00 (ridotto). Esenzione per disabili

Il Museo
Il museo è allestito nei locali dell'oratorio della Confraternita, all'interno della chiesa filiale di Sant'Angelo, costruita secondo modi tardogotici nel XVI secolo, come rivelano le forme architettoniche della facciata, il portale ad arco acuto e la merlatura ornamentale. Il percorso espositivo si articola in sezioni tematiche che comprendono una serie di arredi preziosi, non più utilizzati nelle funzioni liturgiche, normalmente esclusi alla visione del pubblico, che testimoniano come, nel corso del tempo, siano mutate le esigenze pastorali della Chiesa.

La raccolta, molto ricca, comprende sculture anche di piccole dimensioni, statue, suppellettili e arredi sacri provenienti dalle chiese del paese. Si tratta di opere strettamente legate alla committenza religiosa e alla devozione popolare, rilevanti anche sotto il profilo storico e artistico. Non mancano i bellissimi oggetti d'argento di arte sacra, tra le quali spicca la Croce processionale, lavorata a sbalzo e cesello, risalente al XVI secolo, che veniva usata la mattina di Pasqua, calici dorati ed un turibolo con navicella, oltre ad una collezione di monili e campanellini sempre in argento, gioielli, addobbi di statue, ex-voto, vasi sacri e oggetti liturgici in argento realizzati tra il XVI e XVII sec.. Tra le opere più interessanti si segnalano due statue lignee policrome e dorate, dei primi del Seicento, raffiguranti l'Angelo Custode e San Carlo Borromeo (del XVII sec.), attribuite a botteghe napoletane, e due gruppi scultorei del 1770 circa. Nel settore dell'argenteria sacra spiccano, tra i pezzi più antichi, la croce processionale ricca di figure e decorazioni, dell'argentiere Antonio Giovanni Pixoni della metà del XVI secolo e un elegante calice dorato in stile rinascimentale.

La chiesa di Sant'Angelo (anni '40)

Accanto alla chiesetta, ristrutturata di recente, si trova la scuola materna delle Figlie del Sacro Cuore, dove un tempo si trovava la sede della Compagnia del Sacro Cuore (i Confratelli Evaristiani), ora trasferitisi in una tenuta agricola nelle campagne del paese (località "Santa Luxeria").

Piazza Venezia

La vecchia chiesa di Sant'Angelo dopo la ristrutturazione del 2000

La vecchia chiesa di Sant'Angelo dopo la ristrutturazione del 2000

chiesa di Sant'Angelo (anno 2010)


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Santa Marina (chiesa campestre ormai scomparsa)

La chiesa di Santa Marina si trovava in una altura ("Su Cuccur'e Santa Marina") di fronte allo stabilimento della CASAR, in un territorio compreso tra quello di Serramanna e quello di Samassi, nata grazie alle popolazioni rurali che popolavano la zona.

Ogni anno si celebrava la festa omonima, con canti e balli, fino a circa un secolo fa, quando fu deciso di abolirla.

La festa in questione si trasformava immancabilmente in uno scontro, talvolta anche con epiloghi tragici, tra i serramannesi, armati di sassi, e i samassesi, armati di forcone. Questo è uno dei motivi principali per cui pian piano la festa ha perso importanza e di conseguenza la chiesetta campestre.

Oramai sono scomparse anche le fondamenta della chiesa.


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Sant'Antonio (chiesa campestre in progetto)

Nel 2010 è partita la fase di progettazione della chiesetta campestre dedicata a Sant’Antonio, fortemente voluta da Monsignor Bruno Pittau, sacerdote della Parrocchia di Sant’Ignazio da Laconi.

Era il 1971 e l’allora giovane parroco, Don Bruno, aveva appena fondato quella che sarebbe diventata la nuova parrocchia andava ad affiancare quella storica di San Leonardo; la prassi curiale prevede che venga assegnato ad una nuova parrocchia il titolo del Santo Patrono del paese, e quindi avrebbe dovuto chiamarsi «Nuova chiesa di Santa Maria», ma tramite referendum tra i parrocchiani si scelse di dedicarla a Sant'Ignazio da Laconi. La verità è che “vinse” il referendum Sant’Antonio da Padova, ma essendoci già tante chiese dedicate a lui in ogni parte d’Italia si propense per Sant’Ignazio, divenendo così la prima parrocchia dedicata a Sant’Ignazio da Laconi.

Don Bruno però, che chi lo conosce sa che è testardo e soprattutto uomo di parola, per riparare al torto fatto alla volontà popolare, di dedicare una parrocchia a Sant’Antonio, dopo aver venduto una sua proprietà ed aver acquistato un terreno ha iniziato a dar vita al suo progetto. Il progetto cominciò a prendere forma già nel 1989, e dopo vari contatti con i proprietari dei terreni della zona scelta, inoltrò domanda al Comune affinché si rendesse possibile edificare. Contattò quindi l’ing. Vincenzo Carboni e il prof. Flaviano Ortu, ai quali pensò di conferire l’incarico di predisporre il progetto, che da subito si mostrano entusiasti, reputando il posto prescelto idoneo.

La richiesta presentata al Comune, è stata accolta, il terreno è stato inserito nell’area di “Zona S2” (area per attrezzatura di interesse comune) e quindi ora non resta che trovare i fondi e tutta la collaborazione necessaria per mettere in atto la sua realizzazione.

Il terreno si trova in località “Sa Roia”, ed ha una superficie di circa 4200 metri quadrati.

Progetto della nuova chiesa di Sant'Antonio

 

 

 

 

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